venerdì 1 giugno 2012

Quella fottuta paura

Preparare le macchine per poterci dormire la notte, portare le coperte, i cuscini, le torce, il libro da leggere, l'acqua da bere, è stato per Virginia un rito ed un gioco insieme.
Il rito che aiuta ad affrontare la paura, quella dei grandi però. Perché lei continua a dire che la scossa di martedì mattina non l'ha sentita: ha suonato la campanella del terremoto e loro si sono subito infilati sotto i banchi perché così avevano imparato. E poi subito sul prato della scuola, ordinati e tranquilli, ad aspettare i genitori che corrono a prenderli.
E che li abbracciano piangendo. Piange anche qualche ragazzino più grande, più consapevole, che ha una paura tutta sua da raccontare.
Tranquilla mamma, stanotte non verrà nessuna scossa. Chiudi gli occhi piccola, se anche verrà ci sono io qui con te.
Dicevo della paura. Quella paura che ormai non conosce ragioni, non accetta la consapevolezza che la tua casa in fondo è al sicuro. E' paura pura.
Paura verso ciò che non puoi controllare e che non ha mandanti e non ha colpevoli.
Quella fottuta paura che scivola in tutta la mia città e spinge la gente a ritrovarsi fuori.
Quella viscida paura che trasforma Modena in una tendopoli e attanaglia tutti nell'attesa che passi anche questo giorno, che arrivi quella forte o che il terremoto finalmente si dimentichi di noi.


5 commenti:

  1. io ho vissuto il terremoto del friuli nel 1976 anche se dalla regione confinante ,il veneto , precisamente nel Cadore (nell'alto bellunese )per cui abbastanza vicino all'epicentro ,avevo 15 anni, ho ricordi ben precisi , non avevo mai vissuto un'esperienza così...... Stefano

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Sei molto corggiosa, è difficile vivere tutto questo

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  4. Qui in città in fondo ce la caviamo bene. Nulla di rotto, si può dire. E comunque grazie a tutti per la vicinanza, fa bene al cuore.

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