sabato 12 maggio 2012

I ciclisti quando aspettano

Faccio una premessa. Non sono andata a vedere la partenza della tappa del Giro d'Italia da Modena perché sono un'appassionata di ciclismo. Ci sono andata perché sono un'appassionata di persone. E quest'evento sapevo avrebbe convogliato nello stesso luogo una folla di volti, espressioni, gestualità. Persino parole, anche se fotograficamente non sono trasmissibili. Mi sono divertita molto e ce ne sarebbero da raccontare.
Mi soffermo qui sul particolare dell'attesa. Cosa fanno i ciclisti quando aspettano di partire per una tappa?
Ero in una posizione privilegiata, proprio in quel tratto di strada transennato si è riunito il gruppo per la partenza e per un tempo che non saprei quantificare ho potuto osservarli e ascoltarli - e fotografarli.
"Sono così vicini che potrei contargli i brufoli" devo aver detto in un tweet. Anche perché sono tutti giovanissimi, almeno il gruppetto proprio davanti a me era composto da ragazzini. Così mi davano l'impressione di essere.
Ed era un fiorire di idiomi, perché loro chiacchierano, si chiamano, sorridono in tutte le lingue del mondo come farebbe qualunque ragazzino. E rispondono ai richiami dei tifosi, salutano, pazientemente firmano autografi.
Si stiracchiano, guardano avanti, controllano i freni, i raggi. Pensano. E poi ancora chiacchierano. Sempre in maniera così ben educata e composta che quasi non credi che siano dei ragazzini.
Da mamma, come potrei essere loro, mi auguro, o mi illudo, che abbiano sempre cura di loro stessi.








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